Libia: Turchia e Russia sempre più influenti mentre Italia e Europa restano a guardare

A quanto pare l’Italia, ma anche l’Europa, sono  sempre meno influenti in Libia. Le truppe del generale Kalifa Haftar da mesi hanno il supporto sul campo da parte dei contractor russi della società privata Wagner Group (ex militari russi), molto vicina al Cremlino. Non è un caso che le milizie di Haftar siano diventate più incisive tanto da riuscire a buttare giù droni sofisticati come quello italiano, qualche settimana fa, a cui è seguito l’abbattimento di uno americano. Il timore è che presto Haftar entri a Tripoli decretando così la vittoria contro il governo provvisorio, approvato dall’Onu, guidato da Fayez Al Sarraj.

A margine del summit londinese della Nato, si è tenuto un incontro tra i capi di Stato e di governo di Francia, Germania, Gran Bretagna e Turchia sul dossierLibia. Abbastanza inspiegabile l’assenza del Paese più interessato, e allo stesso tempo più colpito dalle ondate migratorie che da lì partono, ad una stabilizzazione della Libia. Si parla chiaramente dell’Italia e del suo primo ministro Giuseppe Conte, il quale non ha inviato nessuno a rappresentarci. Avrebbe potuto partecipare il nostro ministro degli Esteri, ma Luigi Di Maio è sempre più lontano dalle questioni internazionali, anche da quelle- come il caos libico– che ci riguardano più da vicino.

Al termine della riunione, i quattro capi di stato avrebbero firmato una dichiarazione comune: “I nostri Paesi appoggiano il lavoro dell’inviato del segretario generale Onu, Ghassan Salamè, perché venga favorito un processo politico fra i libici, facilitato dall’Onu“.

Ieri Il ministro Di Maio ha incontrato  il Ministro degli Affari Esteri libico, Mohammed Taher Siyala, a Roma per partecipare ai lavori di Rome MED – Mediterranean Diaologues. Il Ministro Di Maio ha confermato il sostegno italiano al Governo di Accordo Nazionale e al processo politico a guida delle Nazioni Unite, ribadendo che non esiste una soluzione militare alla crisi. Sono stati discussi, inoltre, i due Memorandum tra il Governo di Accordo Nazionale e la Turchia, anche in relazione al loro impatto sul processo di Berlino.

Il Corriere della Sera, al termine dell’incontro alla Farnesina ha intervistato il ministro  libico, Mohamed Taher Siyala che ha svelato un altro nodo dove l’Italia mostra crescente preoccupazione.

L’Europa, e specie la Grecia, premono sull’Italia affinchè ci costringa a cancellare il nostro memorandum d’intesa con la Turchia. Ovvio che ne ho parlato a lungo con Di Maio. È stato il tema centrale del nostro incontro. Ma le relazioni libico-turche riguardano solo Tripoli e Ankara. Nessuno può interferireGli italiani sono preoccupati. Ci dicono che vorrebbero gli venissero notificate le nostre mosse, specie quest’ultima con la Turchia, visto che restano i nostri alleati storici. Anche se il loro ambasciatore a Tripoli con noi parla tutto il tempo. Sanno bene che non potevamo aspettare: i mercenari russi stanno sempre più aiutando le forze di Haftar nell’assedio di Tripoli».

L’argomento è ovvio, anche se lui non ne parla. Il recente arrivo in Cirenaica dei soldati russi, si parla di un numero imprecisato cha va da alcune centinaia a forse oltre 1.500, stravolge gli equilibri militari. Haftar potrebbe entrare a Tripoli in tempi brevi. La coalizione di milizie che sostiene Fayez Sarraj ha un disperato bisogno degli aiuti turchi: da qui la nuova intesa sul corridoio marittimo. Siala però si limita a descrivere il documento con la Turchia come articolato in «due memorandum» e in termini molto neutri: “II primo sull’addestramento e l’aumento della capacità di esercito e polizia. Non conceme l’import di armi. Il secondo riguarda gli accessi alle rispettive piattaforme continentali, che allargano i diritti di pesca, di traffico e di sfruttamento dei giacimenti energetici”.

Ma se l’intesa con la Turchia andasse contro quella  di Skhirat, che nel 2015 legittimava la nascita del governo Sarraj?

Non è vero. Anche se questo sostengono al Cairo o Atene. Ma nessuno lo può dire, neppure i nostri amici a Roma. Eppure, i rapporti bilaterali con l’Italia restano «ottimi“.

A suo parere, per quanto riguarda l’Italia,  ci sono differenze tra questo governo e i precedenti?

Stiamo ridiscutendo il memorandum sull’immigrazione, dove la collaborazione italiana resta fondamentale per cercare di limitare i traffici di migranti. Abbiamo 700 mila potenzialmente pronti a partire. Si sta lavorando per arrivare, forse entro gennaio,  a tenere la Conferenza sulla Libia a Berlino, dove, a differenza che in quelle scorse a Parigi e Palermo, non ci saranno libici, ma solo i rappresentanti dei Paesi che interferiscono in Libia.  Si vorrebbe bloccare, così,  l’arrivo di armi straniere e che la guerra sia combattuta da altri sulla pelle dei libici. Seguirà, già forse a febbraio, una seconda conferenza riservata a tutti i libici. C’è però il grosso limite dell’Europa: L’Ue resta divisa, senza una politica estera comune, senza alcuna capacità di agire coesa.

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