Preziosa: “la Russia deve ritornare in Europa”

   

(di Andrea Pinto) La propaganda di Putin a sostegno dell’operazione speciale militare in Ucraina è incentrata su motivazioni di carattere storico, risalenti all’impero di Pietro il Grande e sulla narrativa del pericoloso allargamento della Nato ai confini della Russia.
L’allargamento della Nato verso la Russia è una tesi studiata da molti osservatori ed analisti internazionali che, provando a giustificare l’invasione di Mosca ai danni di Kiev, in alcuni casi hanno valutato le motivazioni sostenute da Putin accettabili ed in un certo senso anche condivisibili.

La storia recente, tuttavia racconta, un’altra versione, quella che il generale Pasquale Preziosa,
già capo di stato maggiore dell’Aeronautica ed oggi presidente dell’Osservatorio sulla Sicurezza di Eurispes ha spiegato durante un’intervista su TGCOM24. Abbiamo, pertanto, sentito il generale per approfondire i concetti evidenziati durante l’intervento televisivo.

Per quanto riguarda l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, il generale Preziosa ha così argomentato: “l’ingresso oggi dell’Ucraina nella Nato non aiuta dal punto di vista generale per favorire un possibile processo di pace, dal punto di vista politico invece, è la narrativa di una delle due parti che va avanti e manda segnali. In effetti l’ingresso di Georgia e di Ucraina nella Nato fu deciso già nel vertice Nato di Bucarest dell’aprile 2008, senza una data precisa per l’adesione. Nell’occasione fu deciso l’ingresso della Croazia e dell’Albania, con la sospensione della Macedonia del Nord poi ammessa nel 2020.

Le richieste di adesione dell’Ucraina e della Georgia furono sostenute dal presidente Bush ma non condivise prontamente dalla Germania e della Francia a causa delle instabilità presenti in quei Paesi. L’accordo con gli USA fu raggiunto, indicando nel comunicato finale del Summit, solo i due paesi quali candidati per l’accesso alla NATO senza stabilire una data precisa per l’entrata nell’Alleanza, subordinandola al soddisfacimento dei requisiti di ammissione previsti dal piano MAP (Membership Action Plan). Putin rispose a quella decisione del summit Nato prima con l’invasione della Georgia
nell’agosto 2008 e poi con la destabilizzazione dell’Ucraina nel 2014 dopo i fatti dell’Euromaidan.

È importante chiarire, aggiunge il generale, la storia dell’allargamento dell’Alleanza, circostanziandola il più possibile, altrimenti sembra che davvero l’Alleanza abbia preso le decisioni dell’allargamento in modo autonomo e non in coordinamento con la Russia e in accordo ai trattati firmati dopo la caduta del Muro di Berlino.
La fine dell’Unione sovietica portò nel 1990 alla firma della Carta di Parigi nell’ambito della Conferenza sulla sicurezza e cooperazione in Europa (CSCE) da parte dei 32 paesi appartenenti alla CSCE tra i quali vi erano sia gli USA sia l’Unione Sovietica di allora (la Russia di oggi ndr).
Con la firma della Carta di Parigi tutti i firmatari condivisero il principio che i paesi resi indipendenti e sovrani dopo la caduta del muro potessero fare le loro libere scelte per il proprio futuro.
In ossequio a quella Carta, nel 1997 il presidente russo Eltsin chiese che gli allargamenti della Nato dovessero essere coordinati con la Russia: nacque così il cosiddetto Nato Russia Founding Act per il confronto e l’approvazione di tutte le modifiche geopolitiche del territorio europeo, libero di scegliere in autonomia la propria politica estera.
La NATO non ha mai cambiato la sua politica di adesione all’Alleanza statuita nell’art.10 del trattato del Nord Atlantico firmato dopo la Seconda guerra Mondiale che recita: “i membri possono invitare previo consenso unanime, qualsiasi altro stato europeo in condizione di soddisfarei principi di questo trattato e di contribuire alla sicurezza…”
Questa politica è stata denominata nel tempo come “la politica delle porte aperte” ed era nello spirito e nel rispetto della Carta di Parigi.
La Russia negli anni ’90 sotto Yeltsin soffrì una grossa crisi politica, economica e finanziaria ed era alla ricerca di una nuova identità. Putin ha ridato, dagli anni 2000 in poi, una nuova identità al Paese e sviluppato una politica molto attrattiva per riaffermare l’influenza russa nei paesi della zona periferica della Russia.

La politica sviluppata da Putin è stata molto diversa da quella di Yeltsin, stigmatizza Preziosa


La nuova politica definita da alcuni analisti neoimperialista è stata preparata prima e si è manifestata in tutti i suoi aspetti a partire dal 2008 con l’invasione della Georgia in violazione della carta di Parigi e della Carta delle Nazioni Unite.

La pace di Francia e Cina

Sugli attuali sforzi diplomatici di Francia e Cina per il ripristino della pace in Ucraina, Preziosa ha enfatizzato che “la speranza sarà l’ultima a morire, teniamo conto che viviamo nella società dell’incertezza e le guerre per definizione sono incerte.
Dobbiamo osservare che, fino ad ora, non c’è un netto vincitore sul campo di battaglia ucraino che peraltro appare stagnante. Le guerre di attrito sono le più sanguinose e le più lunghe. Dobbiamo attendere la fine della controffensiva ucraina e quindi la fine dell’anno per avere idee più chiare sulla traiettoria che assumerà questa conflittualità.
Purtroppo, essendo una guerra indiretta tra gli USA e la Russia il quadro strategico è più complesso perché deve tener conto degli obiettivi strategici delle due potenze ora in contrasto che si estendono dall’indopacifico all’Artico.

Il ruolo dell’Europa


Sul ruolo dell’Euroa Preziosa è pragmatico: “certamente l’Europa, che sembra essere vissuta nella “Belle Époque” dopo la Caduta del Muro di Berlino, deve essere oggi più promotrice del processo di negoziazione e di pace perché i confini del conflitto sono in Europa e se il conflitto dovesse prendere una brutta piega il territorio europeo nella sua interezza sarà in pericolo.
Con l’ingresso della Finlandia nella Nato, i confini con la Russia sono aumentati, sono circa 1300 Km in più e il rischieramento di nuovi armamenti nucleari ai confini da parte della Russia ha aumentato i livelli di rischio per l’Alleanza.

È necessario abbassare il livello di percezione russo della minaccia NATO e spingere la Russia ad essere garante della Carta delle Nazioni Unite insieme alla Cina che teme per Taiwan, evidenzia il generale Preziosa.

Fu Putin, aggiunge il generale, che di fronte al Parlamento tedesco nel 2001 dichiarò che la libertà aveva preso il posto delle disgrazie del periodo stalinista sovietico (the ”ideas of freedom” replaced “stalinist totalitarian ideology” e poi in tedesco: “Russia is a friendly European country.”)
È stata la Cina a presentare un piano di Pace, sicuramente migliorabile dove al primo punto dice:” Rispetto di sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti i Paesi secondo le leggi internazionali riconosciute compresi scopi e principi delle Nazioni Unite”
Con questo Putin e con questa Cina l’Europa ha la possibilità di costruire un futuro sicuro per le proprie popolazioni, l’alternativa sarà molto pesante sia per la Russia sia per l’Europa”.

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